Manchester City e Real Madrid: due squadre simili nei fini, diverse nei mezzi
Gli sviluppi di Real Madrid-Manchester City non sono tanto diversi da ciò che ci aspettavamo prima dell’incontro. In campo scendevano due squadre a trazione anteriore, accomunate però da una spiccata solidità difensiva. Giacché era difficile sperare nell’errore delle due retroguardie, allora la gara sarebbe stata decisa da prodezze individuali. In effetti assistiamo ad un incontro costellato di conclusioni dalla lunga distanza: pensiamo ai gol di Vinicius e De Bruyne, ma anche alle parate di Curtois su Rodri e di Ederson su Rodrygo. Aldilà di queste assonanze, non si deve pensare a due compagini “sosia”. Già solo in fase difensiva emergono tutte le antitesi: il Real sa porsi in una posizione di svantaggio, accettando di subire il gioco dell’avversario per ripartire in contropiede. Un po’ come nella gara (sempre tra City e Real) dello scorso anno. Invece la banda di Guardiola difende attaccando, cioé limita la produzione offensiva avversaria mantenendo la gestione del possesso il più a lungo possibile. Entrambe le soluzioni pervengono ad uno stesso fine (la solidità difensiva), ma in modi differenti. Gli spagnoli creano poche azioni da rete ma soffrono meno i contropiedi, viceversa gli inglesi.
Si noti come questa disamina coincida con gli sviluppi della gara prima della rete di Vinicius. Il City crea tanto possesso, talvolta stringendo d’assedio l’area di rigore del Real, ma viene messo in difficoltà dalle poche ripartenze concesse. Già ad inizio gara la banda di Guardiola aveva sofferto un contropiede condotto da Benzema, che di tacco aveva innescato la corsa di Vinicius. Allo stesso modo il gol dell’1-0 è frutto di un ribaltamento di fronte, questa volta ad opera di Camavinga e Vinicius.
La tendenza da parte del Real Madrid a lasciare il dominio del campo nelle mani dell’avversario si riflette sul modulo adottato da Ancelotti. Per 50 minuti di gara i Blancos schierano un 5-4-1, che favorisce la fase di contenimento e, di conseguenza, la creazione di contropiedi.
Gli sviluppi del gol del pareggio
Paradossalmente la rete di De Bruyne arriva in una circostanza diametralmente opposta. Intorno al 67esimo minuto (quando ha segnato il belga) il Real Madrid era cresciuto nella gestione della palla, salvo poi incassare il gol del pari. L’azione, che ha portato all’1-1, coincide anche con l’unico errore difensivo dei madrileni. Grealish si inserisce troppo facilmente tra Carvajal e Valverde, serve Gundogan, che lavora di fino sulla pressione di Rudiger e favorisce la conclusione dalla distanza da parte di De Bruyne. Un Rudiger, pressoché immacolato per tutto il resto della partita, non può lasciare il capitano del City solo in area di rigore: in questo modo l’assist per il 17 è servito su un piatto d’argento.
Cosa ci si aspetta dalla gara di ritorno
In fin dei conti non riesco a giustificare lo scarso numero di conclusioni in porta, se non vedendo la gara come una lunga fase di studio in preparazione del ritorno. Sia chiaro, nessuna delle due squadre ha lottato per il pareggio; eppure da entrambe le parti è mancato lo spirito d’intraprendenza. Probabilmente il City non ha osato per timore di ripetere la gara dello scorso anno, in cui i Citizens avevano dominato, salvo poi incassare una rimonta letale. Siccome sono gli inglesi a dettare i ritmi della gara, allora gli spagnoli si sono adattati di conseguenza, limitando la produzione offensiva. Inutile dire che settimana prossima ci si aspetta una gara molto più aperta, in cui sarà sempre la banda di Guardiola a dirigere l’orchestra.