Lamine Yamal si racconta ai microfoni del podcast Resonancia de Corazón. Il numero 10 del Barcellona svaria su vari temi, tra cui il rapporto con la madre e dell’accoltellamento del padre.
Uno dei ragazzi più promettenti della scena calcistica viene messo a nudo. Nel podcast Resonancia de Corazón, Lamine Yamal parla del Lamine Yamal più intimo e interno: dai genitori a come è cambiata la sua vita nel giro di pochissimi anni. L’attaccante spagnolo classe 2007 ha esordito parlando della sua vita privata e del rapporto con i mille mila riflettori: “La mia vita è cambiata sotto ogni aspetto. Prima potevo fare quello che volevo: potevo uscire a bere qualcosa con i miei amici, ma ora non posso più. Ricordo la tournée di quest’estate in Corea, Giappone, Cina: era impossibile uscire ovunque, ma sono felice“.
Yamal e il rapporto con la madre: “E’ la mia regina. L’accoltellamento di mio padre? E’ stato un periodo difficile”
Sheila Ebana è la stella polare di Lamine, come più volte lo stesso ragazzo ha dichiarato e rivelato: “Mia madre non poteva stare molto con me perché lavorava, ma preparava sempre la cena quando tornava la sera. Le ho comprato una casa, è la mia regina, si merita tutto ed è ciò che amo di più al mondo. Ricordo che mi comprò la PlayStation 4, che per me all’epoca era tutto. Ora gioco molto alla PlayStation 5: potrei avere la villa più grande del mondo e sarei sempre nella stanza della PlayStation“.
L’episodio dell’accoltellamento del padre
Il numero 10 del Barcellona ha raccontato uno degli episodi più difficili della sua vita: l’accoltellamento del padre in Marocco quando Lamine era in Spagna. “Ero in macchina con mia cugina Moha e chiamano dal Marocco per dire quanto era accaduto, io avevo solo 16 anni e la prima cosa che ho fatto è stata scendere dall’auto e cercare di andare alla stazione ferroviaria di Mataró. Immagina di essere un bambino e di sentire che tuo padre è stato accoltellato. Ho provato a salire sul treno, ma mia cugina non me l’ha permesso. Mi hanno chiuso in casa e ho cercato di uscire. È stato un periodo difficile, e il giorno dopo avevo l’allenamento. Poi mio padre mi ha chiamato e mi ha detto che stava bene e di stare calmo. Sono andato a trovarlo in ospedale il giorno dopo e si è risolto tutto“.