Inter, la verità di Ausilio: “Lookman? Dea irremovibile! Seguito Hojlund e su Koné…”

Inter, la verità di Ausilio: "Lookman? Dea irremovibile! Seguito Hojlund e su Koné"

Piero Ausilio, direttore sportivo dell’Inter, ha concesso una lunga intervista al Corriere dello Sport. Tanti i temi trattati dal dirigente nerazzurro, ma a catturare l’attenzione sono soprattutto i retroscena di mercato concessi in esclusiva al quotidiano. Si parte ovviamente dall’Inter e dalla scelta di Chivu per poi passare al tentativo fatto in estate per Lookman e per un altro attaccante, arrivato comunque in Serie A a fine mercato.

Chivu è stata una scelta supercondivisa, giusto? Tre i candidati, lui il vincitore.

«Ci siamo ritrovati ad affrontare il tema della sostituzione di Simone soltanto il primo giugno. Ti assicuro che fino all’ultimo abbiamo sperato che restasse. Quando la proprietà chiede di individuare una soluzione non puoi portare un solo nome».

Fabregas e De Zerbi gli altri.

«Abbiamo fatto i nostri sondaggi e tratto le conclusioni. Vuoi sapere altro?».

Fabregas e De Zerbi hanno preferito non muoversi. 

«Questo lo dici tu. Cristian ha tutto quello che cercavamo, è quello giusto anche per la proprietà».

L’estate scorsa tu e Marotta avete vissuto settimane di notevole impopolarità derivate dal fatto che i tifosi, scottati dalla finale di Monaco e da mercati di tante idee a zero e poche risorse, avrebbero voluto Lookman.

«Ci abbiamo provato, ritenendo che ci avrebbe consentito di cambiare qualcosa. Ma l’Atalanta è stata irremovibile. La crescita di Pio e Bonny ci ha permesso di cambiare obiettivo e restare fedeli al 3-5-2».

A proposito di Pio, come vi ha conquistato?

«Cercavamo una punta centrale, abbiamo seguito anche Hojlund. Nei quindici giorni del Mondiale per club abbiamo capito che Pio aveva forza fisica e la giusta voglia di arrivare. Per cui Bonny vice Thuram e Esposito alternativo a Lautaro».

Mollato Lookman, siete andati su Koné.

«Te l’ho appena detto, siamo tornati a puntare sul 3-5-2. C’è stato un contatto».

Uno solo? 

«Uno, più, che importa? A un certo punto la Roma ci ha fatto sapere che non se ne faceva nulla. E ci siamo mossi per Diouf».

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