L’Hispaniola è un’isola paradisiaca, una meta gettonatissima per gli amanti della natura incontaminata e i paesaggi incantevoli.
Ad est troviamo la Repubblica Dominicana, la parte “giusta” dell’isola, quella più turistica e pacifica.
Il vicino di casa vive invece una situazione diametralmente opposta.
Difatti Haiti è uno dei paesi più poveri al mondo, devastato dalle continue lotte sociali,economiche e non solo.
Nel 2010 dopo una serie di terremoti, molte persone hanno contratto il colera per la mancanza di soccorsi igienici.
Inoltre nel 2019 un gruppo armato ha assassinato il presidente Moïse, mandando allo sbando il governo haitiano.
Possiamo ben capire le difficoltà di questo paese che sembra davvero non trovare più pace.
Come se non bastasse, il 14 Agosto 2021 il paese è stato colpito dall’ennesimo terremoto, stavolta di 7.2, che ha distrutto anche i più importanti centri urbani del paese.
Una situazione tragica ed estremamente triste.
Triste specialmente perché nessuno è andato a soccorrere un popolo che ormai si fa giustizia da solo.
E inevitabilmente sono i bambini a risentirne di più di fronte alle innumerevoli stragi naturali e sociali del paese.
Tra questi però c’è un ragazzo che miracolosamente è riuscito a scappare da quell’Inferno, si tratta di Danley Jean Jacques, classe 2000 attualmente in forza al Metz.
Prima di parlare del calciatore vorrei aprire una parentesi sul club granata, una società con uno scouting spettacolare che spesso si dirige oltreoceano per cercare i propri talenti.
Danley giocava per il Don Bosco, una piccola realtà della massima serie del calcio haitiano.
E proprio da Haiti è riuscito ad approdare nel calcio che conta e il prossimo anno avrà l’opportunità di giocare nella massima serie del calcio francese.
Danley, tempo fa, ha svolto una piccola intervista a Metz TV parlando proprio della sua infanzia.
“Sono nato nel 2000 nella città di Petit-Goâve. Vivevo in una casa dove eravamo in otto con mia madre, i miei fratelli e sorelle, mia zia e i miei cugini. Non vedevo molto mio padre perché lavorava lontano da casa. Ho avuto la fortuna di avere un’infanzia felice perché eravamo una famiglia molto unita ed io ero molto legato in particolare a mio fratello.
Questi sono solo bei ricordi. Eravamo tanti e con persone molto più grandi di me. C’era un uomo che mi portava sempre nella sua squadra nonostante la mia giovane età. Sono stati momenti memorabili perché giocavo io al posto di mio fratello e lui si vergognava.
Lo ricordo come fosse ieri. A quel tempo, c’era una telenovela trasmessa in televisione che catturò l’attenzione di tutto il paese. A casa tutta la famiglia stava guardando una puntata di questa famosa telenovela quando abbiamo sentito uno strano rumore. Siamo corsi tutti in casa. Ho guardato fuori dalla finestra e ho notato che c’era molta polvere bianca per le strade. Non avevo capito cosa stesse succedendo, ma gli anziani della famiglia ci costrinsero subito a metterci in ginocchio per pregare il buon dio ad ogni sussulto. Il paese è stato devastato, ma fortunatamente non ho perso nessun membro della mia famiglia. Questo evento ha rafforzato i legami tra di noi e anche tra tutta la popolazione”
Successivamente l’inviato fa una domanda riguardante suo fratello e sull’importanza che ha avuto nella vita di Danley.
“Sì, è probabilmente la persona più importante della mia vita. Penso che se sono qua oggi, il merito è anche suo. Siamo rimasti bloccati insieme tutto il tempo. Quando faceva qualcosa, io la replicavo. Se lui andava a dormire, andavo a letto anche io. Mio fratello ama troppo il calcio. Ricordo che, appena usciti da scuola, lasciavamo gli zaini e andavamo direttamente a giocare a pallone in strada o sui campi”
“Una mattina mi ha svegliato e mi ha suggerito di andare a giocare a calcio. Quel giorno c’era un torneo e andò dall’allenatore del Petit-Goâve dicendogli: “ehi, c’è un giocatore per te”. Io, sono sempre stato una persona molto timida ed è stato lui a spingermi a cogliere l’occasione.”
“Dopo una settimana, siamo partiti per un torneo a Port-au-Prince. Lì, sono stato individuato per partecipare ad una selezione in un centro di formazione. Avevo solo 13 anni e non volevo restare lì.” “Ho visto i miei parenti solo durante le vacanze estive, era davvero molto difficile vivere. Piangevo ogni giorno perché volevo tornare al mio villaggio con la mia famiglia e giocare a calcio con mio fratello e i miei amici. A quel tempo non sapevo che si potesse vivere col calcio.”
“Sono entrato nel Don Bosco a 16 anni e vi sono rimasto quattro stagioni. A quel tempo, fu motivo di orgoglio per me perché è il club di riferimento del paese”
È con l’Haiti U23 che si è fatto notare proprio dal Metz il quale lo ha accolto, aspettato e inserito in prima squadra.
La carriera di Danley è appena iniziata ma lui ha già vinto.
È riuscito a fuggire dagli inferi e si è ritrovato in paradiso grazie a ciò che ha sempre amato, il calcio.
Adesso ha l’opportunità di rappresentare tutto il popolo haitiano che sicuramente lo seguirà con quel poco che ha.