Suning, quale futuro?

L’Inter viene da una stagione scoppiettante, che resterà sicuramente ben impressa nella memoria dei tifosi neroazzurri, nel bene e nel male. Le 12 sconfitte in campionato e il modo in cui è stato gettato alle ortiche, infatti, ridimensionano il percorso straordinario fatto nelle coppe, ma la squadra di Inzaghi ha comunque dimostrato di potersela giocare ai massimi livelli del calcio europeo. Inoltre, e cosa più importante al giorno d’oggi, i risultati raggiunti quest’anno permetteranno di mettere da parte un prezioso gruzzoletto per rifocillare le casse della società, che continua però a galleggiare in una pericolosa sensazione di instabilità, ingabbiata in un intricato rompicapo finanziario. Una domanda, arrivati a questo punto, sorge spontanea: Zhang ha ancora cartucce da sparare? E se sì, quante?

Tutti, chi più chi meno, sono al corrente della difficile situazione finanziaria di Suning, conglomerato cinese che rilevò l’Inter nel 2016 per riavviarne il processo di crescita, culminato successivamente con il ritorno in Champions League prima e la vittoria dello scudetto poi, nel 2021, dopo 11 anni di completo digiuno per il club. Arriveranno in seguito altri trofei sotto la presidenza di Steven Zhang, due Coppe Italia e due Supercoppe, oltre alla recente finale di Coppa Campioni persa contro il Manchester City.

 

E’ però proprio nell’anno del tricolore che il castello di certezze messo in piedi dal giovane presidente neroazzurro iniziò lentamente a sgretolarsi. Costringendo la squadra, tornata finalmente a primeggiare entro i confini nazionali, a lasciar andare due pietre miliari della rosa di Antonio Conte (anche lui fattosi da parte), Lukaku e Hakimi, per tagliare i costi e mettere a posto bilanci, profondamente segnati dalla pandemia, con conseguenti ricavi ridotti all’osso, e dal calo del sostegno dello stato cinese agli investimenti nel calcio. Oltreché dai problemi dello stesso Suning, ferito dai debiti (ha dovuto anche sciogliere la sua squadra, lo Jiangsu in Cina), e dello stesso Zhang, pressato a uomo dai creditori (nonché ritenuto responsabile per 255 milioni di dollari di debiti e inadempimento in un tribunale di Hong Kong).

Problemi che condizionano ovviamente il progetto sportivo, e che fanno dell’Inter il club più indebitato d’Italia, in perdita di 430 milioni, in rosso per 140 milioni e con un’esposizione debitoria che supera gli 800 milioni di euro (circa 931 milioni). Il club è stato inoltre bacchettato dalla UEFA, che ha inflitto una multa di 4,3 milioni causa violazione del Fair Play Finanziario, ‘’minacciando’’ sanzioni di maggior portata (tra i 26 e i 28 milioni di euro).

Per salvare il suo investimento, Suning ha dovuto ricorrere ad un prestito con Oaktree (società di gestione patrimoniale) che ammonta a 294 milioni e che dovrà essere ripagato entro maggio 2024 (quando si presume che il prezzo lieviterà con gli interessi sino a 375 milioni). Come se non bastasse, la società ha dovuto fronteggiare il problema legato allo sponsor: la disputa con DigitalBits, società di criptovaluta, ha spillato 80 milioni di entrate alla causa. Il club è comunque riuscito a metterci una pezza firmando con Paramount plus, già comparso sulle magliette, che garantirà quasi 10 milioni per la stagione 23/24.

 

Tutta una serie di fattori che limitano la capacità operatoria di una società chiaramente non più nelle condizioni di gestire l’Inter, con i dirigenti neroazzurri Marotta, Ausilio e Baccin costretti a lavorare con poco budget e poche certezze, sfruttando le occasioni a basso costo che sporadicamente si presentano sul mercato per mantenere su un buon livello la competitività dell’organico (che non si può dire non abbia raggiunto risultati esaltanti, anzi) e per prevenire calcolati stravolgimenti con conseguente svendita dei big.

Molto difficile muoversi in acque così agitate. Molto difficile crescere. Molto difficile ipotizzare un futuro lineare per l’Inter. Che per il momento si deve arrangiare con il poco che ha, in attesa di un segnale. Di una risposta alla domanda più insistente: Zhang, per quanto ne hai ancora?

 

 

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