Volete sapere qual è il più grande “ossimoro” di questa finestra di mercato? Una notizia giunta alle nostre orecchie proprio alle idi di luglio che porterebbe Juan Cuadrado a vestire una maglia a strisce “non bianconere” per la stagione 23/24. Fin qui nessun rumours, nessuna clamorosa sorpresa, in quanto era stato proprio il nuovo management sportivo juventino a scegliere di “far fuori” il talentuosissimo, ma arrugginito esterno colombiano e avviare “un nuovo corso” anche per l’out di destra per la formazione di Max Allegri, dopo ben 8 anni di egemonia del “Panita”.
Scelta condivisibile o no, si tratta di una scelta del club bianconero e come tale, va rispettata.
All’alba dei suoi 35 anni, la Juventus, i suoi tifosi, così come mezzo palcoscenico calcistico italiano, si aspettavano che il colombiano potesse tranquillamente continuare la sua brillante carriera da esterno, effettuando però una scelta più conservativa (data l’età), andando ad incantare un calcio in ascesa come quello Saudita o una lega in crescita come quella statunitense dell’MLS. Queste sirene non hanno tardato a farsi sentire, ma l’ex Lecce e Fiorentina (fra le tante), avrebbe scelto di continuare a dire la sua nel calcio italiano che “conta”, augurandosi di collezionare ancora qualche titolo a breve termine, vestendo la casacca degli “acerrimi rivali” nerazzurri e donando freschezza e imprevedibilità alla rosa di Simone Inzaghi.
Sì, avete letto bene, l’ossimoro è proprio Juan Cuadrado che sceglie l’Inter e la condivisione della fascia con Denzel Dumfries. Fará semplicemente il suo gregario fornendogli i preziosi “trucchetti del mestiere” o , in punta di piedi, continuerà a dimostrare di essere pronto fisicamente e mentalmente tanto da poter essere definito un “titolare” della squadra vicecampione d’Europa?
Questo ancora non ci è dato saperlo. Sta di fatto che difficilmente in Italia si è visto un esterno in grado di saper offendere e difendere praticamente con gli stessi risultati, un esterno che ha definito una modalità di fare “l’esterno”, un giocatore in grado di etichettare una tipologia di dribbling e farla sua per sempre, senza mai essere compreso da nessun difendente. Juan Cuadrado, in Italia, potrebbe istituire una cattedra in “salto della prima pressione”. Quel fondamentale grazie al quale ha salvato i destini della Juventus, imbavagliata in questi anni dai problemi e dalle difficoltà di gestione della sfera.
E allora nessuno può aprire bocca sulle qualità del colombiano, qualcuno però potrebbe farsi sentire rispetto al fatto che quest’ultimo negli anni sia stato proprio uno dei capisaldi della sana lotta juventina contro l’Inter praticamente in tutte le gare in cui c’era in palio un piatto più o meno ricco. Juan è stato il più discusso dalla tifoseria interista per i suoi modi di accentuare gli interventi, per come vivesse la gara e affrontasse a viso aperto chiunque vestisse la maglia nerazzurra. Non voglio di certo aprire una tediosa parentesi su quanto conti il cuore, la fede e la carriera nelle scelte professionali di calciatori, perché non avrebbe alcun senso. Ognuno è assolutamente libero di accasarsi dove vuole, in qualunque momento e di scegliere l’offerta più consona alle proprie esigenze. Sulle scelte lavorative, nessuno dovrebbe e potrebbe proferire parola.
Talvolta Però quando si diventa il bersaglio preferito di una squadra sia per proprie scelte che per proprie azioni o semplicemente per convenzione, forse si potrebbe lasciare più spazio alla coerenza e dare uno sguardo più approfondito a ciò che si è stati in carriera.
Scelte.
