Mancio, c’eravamo tanto amati…

È finita così. Di colpo, senza preavviso. In un pomeriggio apparentemente come gli altri, Roberto Mancini dice basta. Si dimette da CT della nazionale, della nostra nazionale. Un epilogo che lascia sensazioni vaghe e un senso cupo di amarezza, per quello che poteva essere e che non è (totalmente) stato. Eppure, ci avevamo creduto. Ci eravamo divertiti, ci eravamo amati. E, insieme, mai dimenticarlo, eravamo riusciti anche a vincere. Euro 2020 è un momento sicuramente ben impresso nelle nostre memorie e nei nostri cuori, feriti dal dolore della pandemia e in cerca di un sogno da vivere. Un sogno che, nella notte magica di Wembley, abbiamo trasformato in una bellissima realtà, pronta finalmente a spiccare il volo, verso nuovi orizzonti (sotto tanti aspetti).

Una realtà che, però, è andata pian piano a sgretolarsi nel vuoto di un’illusione. Fino ad un definitivo punto di non ritorno. Inframezzato in primis dalla atroce delusione mondiale, da prestazioni scadenti e risultati scarni, e più in generale da una cattiva gestione post europeo del Mancio. Apparso sempre più distaccato, spento, confuso nelle idee, nella selezione dei giocatori, nelle scelte di campo. Predicava il cambiamento, parlava di futuro e progresso, esortava i club a far giocare i giovani. Ma, a questo punto, viene da pensare che il primo a non crederci più sia stato proprio lui.

Tuttavia, la fiducia nei suoi confronti non è mai venuta a meno, anzi. La federazione lo ha confermato dopo la disfatta del Barbera, lo ha supportato, gli ha persino affidato, giusto una settimana fa, il compito di coordinatore delle selezioni azzurre. È sempre stato al centro del progetto. Possibile che sia solo lo scioglimento del suo staff di lavoro la causa scatenante dell’addio? Al massimo, un pretesto per mollare. Per ammettere, con leggero ritardo, di aver finito la benzina. Di aver tirato troppo la corda, fino allo sfinimento. Doveva finire prima, e il movimento avrebbe potuto guadagnare tempo e risorse sulla programmazione di un futuro che, e non è un segreto, si prospetta sempre più difficile da disegnare. Perché siamo in mezzo alla tempesta. E chi doveva guidarci di nuovo a riva ci ha, di colpo, abbandonati.

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