Bari, dalla possibile gloria alla quasi catastrofe

Il novantaquattresimo minuto di Bari-Cagliari è ancora negli occhi dei tifosi baresi. La piazza era già pronta ad esplodere di gioia ma a rovinare la festa e a togliere la Serie A ai pugliesi ci ha pensato Pavoletti. L’11 giugno si può considerare uno spartiacque della storia recente del Bari.

Non solo per i tifosi ma anche per la squadra, l’allenatore, il direttore sportivo e il presidente questo evento tragico, sportivamente parlando, ha generato grande confusione. La conseguenza è stata un crollo verticale delle prestazioni del galletto in questa stagione.

Questo qui, però, non può essere un alibi perché alla base delle prestazioni non altisonanti c’è la cattiva gestione sia del post-partita che dell’estate biancorossa.

Mercato estivo del Bari

Il mercato estivo non è stato all’altezza delle aspettative. La squadra è partita per il ritiro prestagionale di Roccaraso senza delle pedine che sono state fondamentali nello scacchiere di Mignani lo scorso anno. Tra i tanti nomi possiamo annoverare: Folorunsho tornato al Napoli dopo il prestito e poi andato all’Hellas Verona; Antenucci, uomo spogliatoio e senatore, che ha deciso di ritornare alla Spal; Sebastiano Esposito che nel finale di stagione scorso aveva ben impressionato, Benedetti che forse è stata la più grande rivelazione dello scorso anno; Botta che quando chiamato in causa aveva sempre apportato una soluzione diversa ma soprattutto una grande tecnica e qualità.

Durante il mercato, poi, sono stati sottratti alla squadra altri punti di riferimento. In primis Walid Cheddira, che è stato il vero trascinatore della scorsa stagione, passato al Frosinone così come Frattali, senza dimenticarsi di Elia Caprile, e di Scheidler, una delle poche riserve rimaste per l’attacco, passato all’Andorra nell’ultimo giorno di mercato.

Il vero problema del mercato è stato non sostituire adeguatamente tutti questi giocatori che avevano fatto la differenza e una scarsa progettualità. Si è deciso di puntare molto su un mercato basato su prestiti e con occasioni dell’ultimo secondo senza però centrare l’obiettivo fondamentale quale acquistare un attaccante in grado di trascinare la squadra. Fino ad ora i nuovi acquisti hanno dato un apporto piuttosto risicato. Marco Nasti è l’unico che in ogni partita prova a metterci tutta la grinta del mondo.

Quindi, una squadra costruita male e poco amalgamata, a causa di una gestione di mercato pessima, ha portato il Bari a regredire con il passare delle giornate.

Stagione attuale

La stagione, però, nonostante la sconfitta in Coppa Italia, sembrava essere iniziata nel migliore dei modi. Il pareggio contro il Palermo in casa e la vittoria fuori casa contro la Cremonese facevano presagire a qualcosa di buono anche quest’anno. Ma a questo punto la squadra si è quasi inceppata, infatti, ha ottenuto 6 pareggi e una sconfitta contro il Parma nelle 7 partite successive. Con la vittoria in casa che manca da oltre 4 mesi (Bari-Sudtirol 1-0 nei playoff).

Ma facciamo un passo indietro. Per il Bari la stagione appena iniziata avrebbe dovuto essere quella della conferma ad alti livelli dopo il grande exploit dello scorso anno da matricola in Serie B. Purtroppo, però, finora sono venute meno sia le prestazioni che i risultati.

Responsabilità dirigenza

Cercare il capro espiatorio sarebbe quasi banale, ma in questa situazione le colpe degli addetti ai lavori sono molteplici. Tutti, a partire dal presidente De Laurentiis non sono stati in grado di gestire il momento di transizione tra la fine della passata stagione e l’inizio di quella nuova. Un cambio di proprietà sarebbe stato vantaggioso sia per la società che per la famiglia del patron. Cedere il club nel momento più alto, sportivamente parlando, degli ultimi 10 anni avrebbe consentito di ricavare alti profitti.

Anche Polito non è esente da colpe. Lui ha allestito la rosa a disposizione di Mignani. L’ha fatto senza grandi risorse economiche ma con promesse alla piazza che non sono state mantenute. L’acquisto di Aramu, nelle ultime ore di mercato, sicuramente non ha migliorato la sua posizione e il suo operato. Acquistare una prima punta di categoria come Coda e Forte, i principali nomi circolati nell’ambiente, doveva essere un dovere per rinforzare una squadra che partiva come una delle principali favorite per la promozione diretta. Dichiarare di avere in rosa 7 attaccanti quando le prestazioni sono iniziate a venir meno è stato un grave atto di negligenza per scaricare le responsabilità sull’allenatore.

Chi invece potrebbe essere esente da colpe è Mignani, che nelle ultime ore è stato esonerato dal club. L’allenatore genovese, infatti, ha guidato i galletti prima alla promozione dalla C alla B e poi quasi alla A. La rosa messagli a disposizione quest’anno non è sicuramente una per poter competere ad alti livelli. Nonostante ciò, ha sempre svolto il suo lavoro con professionalità e serietà. Nelle ultime partite, però, è sembrato che anche il gruppo squadra l’avesse abbandonato non seguendo più i suoi consigli, quasi snaturando quello che è stato il suo dogma di gioco da quando è arrivato a Bari nel 2021.

Per risolvere la situazione non basta l’esonero dell’ormai ex tecnico, ma sarebbe opportuno fare chiarezza a livello societario. Capire se effettivamente al Bari vada ancore bene la multiproprietà. Finora ha portato a dei vantaggi, quale una stabilità economica, ma allo stesso tempo ha causato un blocco dal punto di vista dell’indipendenza.

Affidare a Marino una squadra che sta navigando a vista è un rischio che la società si sta prendendo con la speranza che possa traghettare il Bari alla salvezza per poi magari ripartire da 0 il prossimo anno.

Una piazza come Bari, che vive di calcio meriterebbe un tipo di trattamento e di sostegno differente. Una nuova proprietà sarebbe utile per svincolarsi dal Napoli e cercare di investire meglio per riportarla in Serie A, categoria che manca dal lontano 2011.

Tutto è nelle mani dei De Laurentiis che in questa circostanza dovrebbero mettere da parte l’ambito economico e concedere al Bari un futuro migliore.

 

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Fonte foto: Imago

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