Tra poesia e calcio: la coppa di Spagna del 1928

Fedeltà

Un poeta, su tutto, deve essere fedele alla sua poesia e alla sua cultura.

Poco conta se essa possa portare svantaggi alle volte, vantaggi in altre, la fedeltà deve essere assoluta, cosa differenzia un poeta senza fedeltà da un uomo senza ragione per vivere?

Non sono importanti le condizioni, secondo Gabriel Celaya la poesia slegata dalle opinioni personali è inutile e dannosa.

Per Gabriel è la stessa condizione dei tifosi di una squadra di calcio, esultanti nelle vittorie, tristi e arrabbiati nelle sconfitte, ma cosa è un tifoso senza un amore incondizionato verso lo stemma della squadra a cui tiene anche nelle difficoltà?

La finale del 1928

La storia per cui ricordiamo Gabriel Celaya inizia nel 1928, quando la sua squadra, La Real Sociedad, affronta il Barcellona nella finale di Coppa di Spagna.

Altri tempi e altro calcio, ma per Gabriel nulla è più importante della Real.

La finale è combattutissima, si dovrà rigiocare infatti per ben tre volte (ai tempi non esistevano tempi supplementari o rigori) prima di veder coronata una squadra, sarà il Barcellona a vincere quella competizione, dando il via ad una delle storie più curiose della storia del Calcio.

Rafael Alberti

Sugli spalti di Santander ad assistere alla seconda gara della finale di coppa si trova l’altro protagonista di questa storia, Rafael Alberti.

Rafael è un noto poeta spagnolo, appassionato di calcio ma non tifante nessuna delle due compagini in gara con una visione del calcio estremamente diversa da quella di Celaya.

Alberti è una persona estremamente oggettiva e non rimane attratto particolarmente dal gioco della Real Sociedad, quanto più dall’eroismo del portiere blaugrana, Franz Platko, portiere ungherese che secondo Alberti “si è fiondato coraggiosamente in mezzo ai piedi e ai calci dei giocatori della Sociedad, rimanendo colpito gravemente al volto ma decidendo stoicamente di continuare con un semplice bendaggio alla testa”.

L’immagine di quell’eroe con i guantoni folgora completamente Alberti, quale decide il 28 Maggio successivo, dopo che il Barcellona vinse la coppa di Spagna, di pubblicare la sua poesia “Oda a Platko”, un intero componimento su quel folle gesto dell’estremo difensore del Barcellona, tanto assurdo quanto fondamentale per il raggiungimento del trofeo vinto.

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La risposta di Celaya

Gabriel Celaya è inorridito quando il giorno dopo, il 29 Maggio, legge sul corriere della sua città la poesia sul portiere balugrana.

Uno come lui non poteva lasciar andare una tale azione, era giunto il momento di dimostrare fedeltà alla sua amata Real Sociedad.

In quel 1928 decide di scrivere “Contraoda del poeta della Real Sociedad.”, un’opera di incredibile lunghezza nella quale si comprende tutta la determinazione di Celaya.

In questo componimento si recriminano parecchi rigori non fischiati contro il Barcellona e di come, nonostante ciò, la Real Sociedad si sia dimostrata vera vincitrice morale di quella competizione, per gioco espresso e per come, nonostante l’arbitro stesse favorendo i balugrana secondo Celaya, la Real abbia più volte sfiorato il goal vittoria.

Gabriel però non pubblicò la sua opera come fece il suo rivale Rafael, le sue condizioni economiche non glielo permettevo, fu costretto a dover passare molti anni della sua vita con una composizione poetica entusiasmante in mano ma senza nulla di realmente fattibile.

Il 1984 e la sua morte

La vita non lascia mai cerchi inconclusi, così infatti, anche la composizione poetica di un povero poeta basco sulla sua squadra del cuore è stata, dopo anni, pubblicata.

Dopo aver risolto una serie di problemi di salute vendendo molti dei suoi libri per pagarsi le terapie fu solo nel 1984 che, in occasione del 75° anniversario della sua amata Real Socidead, pubblicò finalmente la sua risposta a Rafael, facendo arrivare ciò anche alle orecchie della dirigenza della Real Sociedad.

La squadra basca non esitò infatti a rendere omaggio ad un uomo dalla così grande dedizione per lo stemma della Real, infatti alla sua morte (avvenuta nel 1991) tutti i giocatori della Real Sociedad indossarono un braccialetto nero in segno di lutto nella partita successiva di campionato contro il Bilbao.

Conclusione

Non abbiamo avuto una  contro-risposta di Rafael, ma questa storia rappresenta un unicum nella storia del calcio, un puro faro di romanticismo per questo splendido sport, la resilienza di uomo dovuta esclusivamente da un incondizionato amore verso uno stemma, la sua Real Sociedad, la sua grande ragion d’essere.

 

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Fonte foto: X Real Sociedad

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