Como, cosa c’è dietro l’esonero di Longo?

Sesto posto in classifica, sette punti nelle ultime tre partite, una gara da recuperare che, se vinta, garantirebbe l’aggancio alla terza posizione della graduatoria di Serie B. Risultati che, per una squadra come il Como reduce da due salvezze consecutive in cadetteria, possono significare tanto. Ma non tutto. E la società lo ha prontamente dimostrato, cacciando, senza alcun preavviso, l’allenatore artefice di questo piccolo grande inizio di stagione. Moreno Longo, infatti, sembrava aver trovato una quadra, ora più che mai. Con una concretezza silenziosa che, evidentemente, non ha entusiasmato la ricchissima e ambiziosa proprietà dei Lariani. Da tempo promotrice di un progetto all’avanguardia, che ha risollevato la società dalla macerie della Serie D portandola fino alla B, sognando la A. Passando, ancor prima, dalla ristrutturazione dello Stadio Sinigaglia, dall’acquisto del centro sportivo di Mozzate, dalla creazione della Como TV, da una dettagliata cura dell’immagine (tra comunicazione, social e merchandising) e da un mirato piano di investimenti volto ad espandere nel mondo il brand Como. Il tutto per stare al passo con tempi sempre più stretti, e per regalare ad un paesaggio bellissimo un altrettanto piacevole e attraente visione del calcio.

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Como, cosa c’è dietro l’esonero di Longo?

Insomma, i fratelli Hartono, proprietari a capo del Como, fanno davvero sul serio. Basti pensare che un certo Thierry Henry è investitore e finanziatore del club. E basti pensare che anche Cesc Fabregas, uno dei centrocampisti più forti della sua generazione, è passato dal manto verde del Sinigaglia. Senza lasciar traccia, vero, ma contribuendo a sviluppare la sbandierata idea di marketing della proprietà. Fabregas, dopo il ritiro dal calcio formalizzato a luglio di quest’anno, è rimasto nei ranghi dei biancoblu come allenatore della Primavera. Nemmeno quattro mesi, il sopracitato esonero di Longo gli libera la panchina della prima squadra, vedremo se ad interim o se aprirà un ciclo. Senza alcuna esperienza, ma con il dovere di dare un taglio diverso alla proposta di calcio della squadra, come praticamente affermato dalla rappresentante del club Mirwan Suwarso. Lui, Cesc, una pedina del tiki taka spagnolo, ne sa qualcosa di bel gioco. Fino a che punto, però? E’ una scelta rischiosa, un azzardo, un vero e proprio colpo di teatro che può scombussolare equilibri fin qui solidi. Ecco, in fondo, cosa c’è dietro l’esonero di Longo: il coraggio di guardare oltre.

 

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Fonte foto: X Como

 

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