Sulle rive dell’Arno è iniziato il ciclo Palladino. Non sappiamo come andrà l’avventura del tecnico italiano, ma il mercato condotto dalla Fiorentina dimostra una chiara volontà di rivoluzione con un obiettivo fisso: confermarsi tra le grandi del calcio italiano.
Gli anni di Italiano a Firenze hanno lasciato un’idea di calcio principalmente votato all’attacco. Le due finali di Conference senza trofei dimostrano però che forse cambiare strada fosse la scelta giusta. Con l’arrivo di Raffaele Palladino, il calcio della squadra è diventato estremamente più equilibrato rispetto a quello del predecessore, e il mercato è stato costruito su misura per lui. Tuttavia, c’erano margini di miglioramento. Alcune scommesse non seguono un filo logico, le dinamiche delle cessioni vanno riviste, e i tempi delle trattative sono stati decisamente troppo lunghi. Ora analizziamo i risultati del mercato viola reparto per reparto. Per il ruolo di numero uno non sembravano necessari grandi cambiamenti, eppure quasi a sorpresa è arrivato David De Gea a parametro zero. Il giocatore rappresenta un indubbio miglioramento rispetto a Terracciano, almeno sulla carta. Vedremo se riuscirà a evitare problemi fisici, considerando che è rimasto fermo un anno.
Fiorentina, centrocampo e difesa: il bilancio tra certezze e scommesse
In difesa, la società ha deciso di lasciar andare Nikola Milenkovic al Nottingham Forest. Pongracic, arrivato per sostituirlo, è un ottimo difensore, ma difficilmente avrà le stesse capacità del serbo, che spesso ha rappresentato un baluardo della retroguardia viola quando Ranieri e Quarta si dimostravano disattenti. Valentini arriverà a Gennaio a parametro a zero alla scadenza del suo contratto con il Boca Juniors, l’argentino rappresenta un ottimo innesto anche se dovremo capire che considerazione abbia Palladino di lui ed eventualmente che minutaggio avrà. Matias Moreno arriva invece per 5 milioni, colpo esotico da parte della Viola per un difensore talentuoso e duttile ma che non sappiamo quanto efficacemente possa adattarsi alla Fiorentina ed al campionato italiano.
Il nuovo centrocampo
Il centrocampo ha subito una rivoluzione. Alla qualità tecnica presente l’anno scorso con Bonaventura e Arthur, la società ha preferito un centrocampo più di quantità. Le scelte di far partire i già citati Bonaventura e Arthur sono state giuste: il primo, perché a 36 anni aveva chiaramente esaurito le sue cartucce, e il secondo a causa dei numerosi problemi fisici. Per lo stesso motivo, è corretta anche la cessione di Castrovilli, anche se una nota negativa è che sia andato proprio alla Lazio, attualmente una diretta concorrente per la corsa all’Europa. La gestione della questione Amrabat poteva essere migliore, stabilendo una deadline per il giocatore ben prima del 30 agosto. Invece, la gestione ha generato confusione, con il giocatore prima escluso e poi reintegrato, vista la remota possibilità di mantenerlo in squadra (come accennato da Palladino in conferenza).
Palladino ha ottenuto quanto richiesto. Adli probabilmente è un innesto sottovalutato, ma non ha certo la tecnica di Bonaventura. Bove e Cataldi sono potenzialmente ottimi colpi, ma scegliere riserve di Roma e Lazio non rappresenta la migliore strategia (anche se al momento non possiamo trarre conclusioni definitive). Richardson non è Amrabat e rimane un’incognita, mentre Colpani, già allenato da Palladino, rappresenta il vero colpo, e a Firenze potrebbe sbocciare definitivamente. Sugli esterni, Gosens e Dodô sono potenzialmente tra i migliori in Serie A, ma bisogna tenere in considerazione le recenti stagioni del primo, evitando di sopravvalutarlo.
Attacco e considerazioni finali
Kean e Gudmundsson rappresentano un importante miglioramento rispetto a Beltrán e Belotti, ma non sono sufficienti nel ruolo di prima punta, e sarebbe stato necessario un altro innesto. Non si può criticare la cessione di Nico González: il giocatore desiderava chiaramente partire, e con i soldi ottenuti il reparto è stato indubbiamente migliorato. Ora Palladino ha una squadra molto competitiva; tutti i ruoli sono migliorati rispetto all’anno scorso, tranne il centrocampo, che rimane composto da nomi piuttosto enigmatici. Spetta ora al tecnico, l’ex Monza, amalgamare bene la rosa e risvegliare una piazza come Firenze.