Alay Fc, quando un club fermò un conflitto
L’URSS ha nascosto ed evidenziato allo stesso modo i problemi di un sistema subdolo che ha alimentato conflitti interni ed efferate rivolte.
Una delle storie più dolorose proveniva e continua ad essere scritta lungo il confine tra Kirghizistan e Uzbekistan e ha in Osh, la città simbolo di un conflitto etnico mai del tutto sedato, pronto a riesplodere da un momento all’altro. E’ in questo contesto che si inserisce la favola calcistica dell’FC Alay.
Se Bishkek, posta a nord, è il centro amministrativo del Paese, Osh– la seconda città più popolosa – viene considerata la “capitale del sud”. E’ posta tra le montagne della valle di Fergana.
La natura del conflitto
Le precipitazioni, scarse per tutto l’anno, mantengono il territorio in un perenne stato di crisi idrica. L’acqua è, di fatto, il motivo del contendere tra kirghizi e uzbeki, che in questa lingua di Paese si equivalgono, a causa di un confine politico tracciato troppo frettolosamente, dopo la caduta dell’Unione Sovietica. Sia nel 1990 che nel 2010, kirghizi e uzbeki si sono uccisi: i primi, accusavano i secondi di vivere indebitamente all’interno dei confini kirghizi.
Gli uzbeki, invece, erano – e lo sono tuttora – indispettiti dal fatto che i pochi bacini idrici della zona si trovino tutti a poche centinaia di metri oltrefrontiera. In questo modo, non sanno come provvedere all’irrigazione dei loro immensi campi di cotone, “imposti” dai soviet che hanno prosciugato il Lago d’Aral provocando un disastro ambientale secolare. Dagli scontri del 2010, si contarono circa 2mila morti e 100mila sfollati.
Oggi Osh prova a riprendersi, ancora distrutta e sempre lungo quel confine dalle mille contese, in cui gli animali che – dal Kirighizistan – varcano il confine uzbeko (delimitato unicamente da un filo spinato), spesso non fanno ritorno, e ai bambini non viene più permesso di giocare per strada per paura che un proiettile uzbeko li possa centrare.
La storia dell’Fc Alay
E’ in questa situazione che L’FC Alay ha trovato ispirazione e rafforzato il proprio spirito per mettersi improvvisamente a vincere, con formazioni in cui giocatori uzbechi trovano il giusto amalgama all’interno della maggioranza kirghiza, e interrompendo l’egemonia del Dordoi Bishkek, la “Juve del Kirghizistan“, nove volte campione nazionale e sette della Coppa.
Sino al 2013, per l’Alay, nessuna soddisfazione. Poi, improvvisamente, 4 campionati vinti due coppe nazionali e una supercoppa conquistata.
“Regalare emozione alla nostra gente è una spinta in più, per noi”, spiega entusiasta e con un fare baldanzoso Ulugbek Muminov, esperto difensore uzbeko classe 1984. Ogni giorno, ritorna a vivere dalla parte del confine in cui è nato e cresciuto: “Insieme al mio grande amico Ilyos Zeytullayev“, tiene a sottolineare Ulugbek, ricordando l’infanzia trascorsa con l’attaccante uzbeko coetaneo che la Juve portò giovanissimo in Italia prima di fargli intraprendere un lungo girovagare per l’Italia con le maglie di Reggina, Crotone, Genoa, Vicenza, Verona, Pescara e Virtus Lanciano. Qui è ancora glorificato. E’ il giocatore che “ha avuto successo in Italia” disse nel 2017.
Lo spirito di questa squadra, messasi improvvisamente a vincere dopo gli scontri etnici della sua gente, si alimenta con la voglia di rialzarsi di una città e di un’intera regione. E la cosa è vicendevole. Lo si capisce dai vecchi “saggi” che si sfidano al mercato locale a colpi di scacchi, in un eterno derby tra Kirghizistan e Uzbekistan.
Non solo imprese sportive:Alay Fc, un club che fermò un conflitto.