Cosa non va con il calcio italiano ed europeo?

Cosa non va con il calcio italiano ed europeo? Occupiamoci prima della nostra penisola. Ormai questa è una domanda ricorrente tra i fan dell’Italia e della Serie A.

 

La situazione delle big e della nazionale:

Punti di penalizzazione alla Juventus per il caso plusvalenze, il “triplete” di finali europee perse, il Milan che si è qualificato in Champions solamente grazie alla penalizzazione in campionato dei bianconeri, l’Inter che da anni è sommersa di debiti, il Napoli che dopo la vittoria dello scudetto è costretto a cambiare allenatore e Kim al Bayern Monaco, la Roma che ha dovuto incassare 30 milioni (poi guadagnati grazie a una gestione magistrale), l’Italia che non si qualifica ai mondiali per la seconda volta consecutiva e la nazionale U-21, una delle favorite per la vittoria finale, è uscita clamorosamente ai gironi, ironicamente, a causa di un gol di Botheim, calciatore di un club italiano, la Salernitana.

I problemi:

Sfortuna? Tensione nei momenti decisivi? Mancanza di qualità? Di giovani? Mancanze progettuali di club e FIGC? Solo 5 club in Italia hanno gli stadi di proprietà? Siamo poveri e ormai un campionato di passaggio, ma con la paura di puntare sui propri giovani? Le scuole calcio non insegnano più come una volta?

 

Che sia uno solo di questi problemi o tutti quanti, di certo si tratta di un periodo di grande crisi per l’Italia calcistica.

Le piccole squadre e lo scouting necessario:

Solo i club di medio-bassa classifica si occupano di fare scouting in maniera appropriata, più che per volere è per necessità questo. 

 

Nelle big è qualcosa di molto raro, forse solo Atalanta e Napoli si impegnano in questo.

La breve permanenza dei talenti e le fragilità delle piccole:

Un altro problema è che le piccole squadre, appena ne hanno la possibilità, cedono subito i propri pupilli.

 

Vuoi per volontà del giocatore, vuoi per necessità di soldi, in qualche modo non rimangono mai più di un anno (se non eccezioni come il Sassuolo, ma loro di solito chiedono quantità di denaro inaccessibili per le big di serie A, ma fin quando funziona va più che bene).

 

Kiwior all’Arsenal per 25 milioni, cifre che una big in A avrebbe potuto spendere senza particolari problemi, il Rennes si è potuto permettere di acquistare Theate a 15 milioni e in Serie A nessuna poteva? Viti per 13 milioni al Nizza? Oppure, all’estero, 18 milioni per Enzo Fernandez al Milan? 

 

Si potrebbe andare avanti per ore con esempi di questo tipo.

Modi per migliorare il campionato:

Se cliccate sulla parola sottolineata, potrete trovare le 10 riforme per migliorare il nostro campionato. Lettura assolutamente consigliata.

 

Il problema del calcio europeo:

 

Non si può competere con la Premier League. Nessuno può, forse solo il Real Madrid e il Bayern Monaco. 

 

In fin dei conti, fatta eccezione per qualche club, potremmo dire che un po’ ovunque i giocatori siano solo di passaggio, ma è anche giusto che i calciatori vogliano giocare nei club migliori.

 

Un modo per riequilibrare il calcio europeo, oltre al solo Fair Play Finanziario, ora cambiato a seguito di come il Chelsea sia riuscito a “raggirarlo“, potrebbe essere quello di introdurre un Salary Cap e una Luxury Tax.

 

Cosa sono Salary Cap e Luxury Tax?

 

Entrambe prendono ispirazione dall’Nba. 

 

La prima ha come obiettivo quella di evitare giocatori forti e strapagati in un solo club (Chelsea e Psg per esempio). 

 

In sostanza, il Salary Cap è la somma massima di denaro che una squadra sportiva professionistica può spendere complessivamente, in ogni stagione, per gli ingaggi dei propri giocatori. In MLS questo modello viene già utilizzato, anche se in maniera forse troppo restrittiva.

 

La seconda invece è una tassa sul lusso, sul prezzo del cartellino dei giocatori e, in caso di introduzione del Salary Cap, anche sugli ingaggi dei giocatori. 

 

Così, i soldi spesi per i cartellini o gli stipendi dei giocatori, potrebbero venir suddivisi in maniera più equa per migliorare i centri sportivi, i settori giovanili, ristrutturare gli stadi e per creare squadre “B”.

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