Isco, un mix perfetto tra talento e rimpianti

Francisco Román Alarcón Suárez, il nome completo di Isco che nasce a Benalmádena il 21 aprile del 1992, un paese situato nella comunità autonoma dell’ Andalusia.

Se c’è una cosa che il suo paese natale ha lasciato a Isco è sicuramente l’autonomia e l’estrosità che dimostra in mezzo al campo, ma facciamo un passo indietro.

          

COME TUTTO È INIZIATO

Inizia a giocare a soli 5 anni, proprio nel PDM

Benalmádena, le sue qualità si notano fin da subito, Francisco non ha nulla a che vedere con gli altri bambini, i risultati delle analisi parlano chiaro, è un fenomeno.

Se ne accorge l’ Atletico Beniamel, l’altra sponda di Benalmádena, qui passa sette lunghi anni della sua ancora acerba carriera,  qui viene sgrezzato quel diamante che ha fatto innamorare mezzo mondo con le sue carezze al pallone, Isco diventa 14enne ed è pronto a mettere piede nel pieno dell’ adolescenza, adolescenza che per lui non sarà come le altre, arriva la chiamata del Valencia, un sogno per un ragazzo spagnolo che vuole diventare calciatore.

Tre anni nelle giovanili della squadra del “Che”, arriva il 2010, più precisamente è l’11 novembre, Isco esordisce tra i grandi, diventa uno di quei ventidue giocatori che fino a pochi giorni prima vedeva in Tv, diventa grande, ora però deve affrontare il mondo. L’esordio in Champions non tarda ad arrivare, tredici giorni più tardi al Mestalla, Isco sostituisce Roberto Soldado, non uno a caso, uno che in quelle stagioni al Valencia spaventava tutta LaLiga.

Gioca poco, ma c’è una squadra che in Liga che crede in lui, è il Malaga, lo acquista il

titolo definitivo, Il Malaga e Isco si amano da subito, un colpo di fulmine che da il la ad una gran bella storia d’amore.

                               PIACERE, ISCO

A Malaga è più che un titolare, è indispensabile, conclude la stagione con 5 gol ma soprattutto con un risultato storico per il club, il Malaga sentirà quella musichetta, desiderio comune di qualsiasi calciatore, giocherà sotto i cieli stellati di martedì e mercoledì, anche quando pioverà, si perché il Malaga giocherà in Champions League.

Se pensate che il Malaga giocherà quella competizione da comparsa vi sbagliate di grosso, conclude il girone al primo posto, davanti al Milan, elimina agli ottavi il Porto e si arrende solo nei minuti finali del ritorno dei quarti contro il Dortmund, Isco è protagonista assoluto, tante squadre si interessano a lui ma preferisce rimanere al Malaga almeno per un altro anno, l’anno passa e arriva la chiamata del Real Madrid, non si può dire di no, quel bambino di Benalmádena diventerà un Blancos, Isco ci ha sempre creduto, forse Francisco un po’ di meno.

Con il real incanta, fino alla stagione 17/18 è un titolare inamovibile, gol e assist ormai sono diventate un habitué per lui.

con il Real vince tre campionati spagnoli (2016-2017, 2019-2020 e 2021-2022), una Coppa di Spagna (2014), tre Supercoppe di Spagna (2017, 2020 e 2022), cinque Champions League (2013-2014, 2015-2016, 2016-2017, 2017-2018 e 2021-2022), tre Supercoppe UEFA (2014, 2016 e 2017) e quattro Mondiali per club (2014, 2016, 2017 e 2018).

Poi gli infortuni, Isco non ritrova più stesso, un calvario durato anni e infine la dolorosa separazione con il Real Madrid.

COME UNA FENICE

Passa al Siviglia, in Andalusia, casa sua, ma qui trova tutt’altro che un ambiente definibile “casa”, gioca poco e niente, è impacciato, non è quel giocatore funambolo e imprendibile che la Spagna ha imparato a conoscere.

Colleziona 12 partite in una stagione, zero gol e zero assist, ma la pagina nera della sua esperienza a Siviglia non è scritta certo dai numeri, per centrare il punto del discorso, segue l’intervista rilasciata da Isco a Marca:

Monchi aveva iniziato a dire che volevo andarmene, cosa che non era vera e chiamare tutti i giorni sia me che il mio avvocato molestandoci per firmare la risoluzione. Poi c’è stato un vero e proprio scontro, ho stracciato il mio contratto e me ne sono andato“.

Minacce, mani al collo e tanta frustrazione, ecco come si chiuderà il capitolo Siviglia.

Passa sei mesi da svincolato, eresia pura tenere alla larga del rettangolo verde un 10 del genere, poi in estate arriva la chiamata del Real Betis, la sponda opposta del Siviglia, rimane in Andalusia.

L’allenatore del Real Betis è Manuel Pellegrini, l’allenatore che lo ha lanciato al Malaga, come un figlio che ritorna dal padre dopo dell’esperienze lontano da casa, Isco torna dal suo papà calcistico.

Col Betis ha iniziato fortissimo, sembra quel calciatore del Real Madrid, addirittura ricorda quello del Malaga, 3 partite, 1 gol e 2 Mvp.

Quante volte ci siam chiesti cosa c’è dopo la morte, una risposta effettivamente c’è e basta chiedere ad Isco che è rinato proprio come una fenice.

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