La storia di Oscar Heisserer, il giocatore che rifiutò il nazismo

Oscar Heisserer nacque in Francia, precisamente in Alsazia, nel 1914.

La sua terra natale è chiamata il “Grand Est”, la regione più orientale della Francia e dell’intera Alsazia, dove la mescolanza di popoli è palpabile appena ci si arriva.

Siamo in territorio francese, ma il dialetto è tedesco, una diatriba andata avanti per millenni, dalla conquista romana della Gallia alla Prima Guerra Mondiale.

In questo contesto nacque Oscar, francese di nazionalità e di identità che si dovette confrontare con la Germania in uno dei periodi più oscuri della storia umana:

La Seconda Guerra Mondiale.

Nel 1940 dopo la resa della Francia il suo territorio natio venne annesso al terzo Reich;

e lui come talentuoso giocatore della nazionale francese, venne costretto ad abiurare per abbracciare la maglia tedesca.

Ma la storia di Oscar è degna di esser raccontata per ben altro motivo, non si piegò alla volontà degli oppressori, di coloro che lo volevan maneggiare come un burattino.

Oscar un burattino non ha mai accettato di farlo, per questo dunque la sua storia merita di essere raccontata con ordine.

La sua carriera calcistica

Il Racing Strasbourg fu un club francese nato agli inizi del secolo scorso.

In poco tempo raggiunse la massima divisione francese raggiungendo il suo apice calcistico negli anni 30′, quando raggiunse la finale di coppa francese contro i rivali del Red Star Strasbourg.

È in questo club che a Oscar deve la sua avventura calcistica, nonostante quella finale persa infatti, lui era considerato uno dei talenti migliori del calcio transalpino.

1.70m, veloce, talentuoso e decisivo, giocava come interno sinistro per il Racing e come interno destro per la maglia a cui giurò fedeltà più di tutte:

La nazionale Francese.

Heisserer secondo le cronache del tempo era dotato di una ottima visioni del gioco e senso del gol, sappiamo di sue reti decisive con la nazionale francese,

su tutte il goal allo scadere contro l’Inghilterra ed il goal nella sconfitta per 3-1 nei mondiali di Francia 1938 contro la nazionale italiana.

La sua carriera internazionale durò per 11 anni, divenendo il primo alsaziano ad indossare la fascia di capitano dei transalpini raccogliendo 23 presenze con quella maglia.

Nel 1936 la sua carriera era sul punto di decollare grazie al trasferimento al Racing Paris, la squadra più forte del paese e campione in carica per quell’anno.

Ad evitare una decisiva ascesa ci pensò invece un ostacolo che Oscar e il Paris non potevano prevedere, il nazismo.

L’oppressione nazista

La caduta della Francia nella primavera del 40 è un argomento drammatico e controverso.

Nella nostra storia però è importante tornare a riconsiderare la terra natale di Oscar,

l’Alsazia proprio per la sua vicinanza con la cultura tedesca venne riannessa alla Germania una volta che il governo di Parigi firmò la resa.

Fu imposto il tedesco come lingua ufficiale, bandita la lingua francese ed il dialetto alsaziano.

I tedeschi per monopolizzare il territorio imposero anche la modifica di alcuni nomi conosciuti nella regione ed i club di calcio non riuscirono a sfuggire a queste nuove regole.

La squadra di Oscar fu costretta a cambiare nome in Asensportverein Strassburg, mentre i rivali del Red Star vennero monopolizzati dalle SS divenendo SS Strassburg.

Era consuetudine che i calciatori provenienti da territori occupati andassero in club di nazionalità tedesca.

Questa mossa avrebbe portato a rendere dei campioni stranieri convocabili dalla Germania; una mossa che effettivamente funzionò,

basti pensare al polacco Ernst Wilimowski che dopo 37 gol in 5 partite con un club tedesco riuscì ad ottenere una maglia in nazionale tedesca,

abbandonando la nazione polacca e vivendo serenamente la sua carriera da giocatore professionista.

Questo era il destino per Oscar, questo non però il destino che Oscar desiderava per lui.

Le minacce dei nazisti

Nell’estate del 1940, Oscar Heisserer tornò in Alsazia dopo aver combattuto sulla linea Maginot.

Circondato dalle SS, rifiutò di unirsi a loro nonostante le minacce, rimanendo saldo nel suo orgoglio francese.

Il ct della Germania cercò di reclutarlo, ma la sua risposta fu ferma: non poteva tradire la nazionale francese.

Nonostante le continue offerte e le ricompense proposte dalle SS, Heisserer mantenne la sua integrità, giocando con orgoglio per lo Strasbourg.

Rifiutò costantemente di indossare la maglia tedesca o unirsi alle SS, anche quando fu chiamato alle armi nel 1943.

Decise di fuggire in Svizzera per evitare di essere catturato, ma qui i tedeschi minacciarono ripercussioni su sua moglie incinta se non fosse ritornato.

In quel momento lui finse di averla ripudiata per evitare che le fossero commessi torti.

Catturato in Svizzera, fu internato per due anni, ma si dice abbia aiutato molti ebrei a sfuggire ai nazisti.

In prigionia parlò di come l’unico rimpiatto che avesse fosse come i tedeschi gli abbiano rubato i migliori anni calcistici.

Le gesta di Heisserer, un esempio di coraggio e integrità umana, rischiano di cadere nell’oblio, la sua storia ci ricorda che la bontà umana può prevalere nelle sfide.

Heisserer scelse il bene, guadagnandosi l’immortalità della storia.

 

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