Nel vorticoso mondo dei trasferimenti calcistici, le decisioni spesso vanno oltre il mero guadagno finanziario. La recente saga che coinvolge Gabri Veiga, corteggiato dal Napoli ma alla fine optato per l’Al-Ahli in Arabia Saudita, getta luce sulle intricate dinamiche della scelta del giocatore, dell’ambizione e della privacy.
Il viaggio di Veiga riflette l’essenza del calcio moderno, dove i club costruiscono meticolosamente le loro rose, cercando talenti in tutto il mondo. “Il Napoli è una grande squadra“, ha affermato Gabri in un’intervista ad AS, “E il progetto mi è piaciuto, pensavo a come potrebbe essere importante all’interno di un grande club che giocherà la Champions League.” Tuttavia, la sua narrazione ruota attorno all’importanza di sentirsi valorizzato e fondamentale per il tessuto di una squadra. “Ma nel calcio tutto cambia da un giorno all’altro”, ha spiegato Veiga, “E arriva un momento in cui la visione del club nei miei confronti, per X motivi, cambia. Quindi da giocatore ho pensato, e lo penso tuttora, che non fosse il posto giusto per sentirmi importante né per giocare i minuti che credevo necessari per continuare a crescere dopo una stagione in cui sono stato molto importante.”
Gabri Veiga: “Avevo bisogno di sentirmi importante “
La privacy emerge come un pilastro nella matrice decisionale di Veiga. Oltre al campo, la sacralità della crescita personale e del compimento prende il sopravvento. “E alla fine penso di essere un giocatore che ha bisogno di quell’importanza fin dall’inizio“, ha aggiunto Veiga, “E soprattutto arrivare in un posto nuovo, visto che alla fine si trattava dell’Arabia Saudita. Avevo bisogno di sentirmi importante e di avere fiducia.”
Contrariamente alla credenza popolare, il viaggio di Veiga non è definito esclusivamente dai guadagni monetari. Piuttosto, epitomizza la ricerca dell’eccellenza, simbioticamente intrecciata con il compimento personale e l’avanzamento professionale. “Il lato economico è un fattore secondario“, ha sottolineato Veiga, “Più importante è l’aspetto di come puoi continuare a crescere come giocatore.”
Sarà tutto vero? Sarà un modo per chiedere scusa al Napoli, che momentaneamente si guarda attorno per trovare qualche nuovo profilo? Purtroppo non ci è dato saperlo. Però c’è una vecchia frase rimane sempre moderna: una prigione dorata è sempre una prigione. Chissà sé il giovane calciatore è d’accordo.
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Fonte Foto: Imago