Se un giorno ti capitasse di adocchiare Belfast, non ti aspettare di visitare il classico centro urbano con un numero spropositato di attrazioni turistiche e cose da fare. Nella città ci sono tantissimi centri storico-culturali che il Belfastiano tende a nascondere, quasi dimenticare.
Belfast è una città che si fa volere bene: per i pub dove puoi mangiare benissimo ancora meglio con una manciata di sterline. Fa ancora più calore quella ruvida gentilezza di chi non sa bene come fare con i turisti, ma almeno ci prova, l’accento improbabile e una quantità senza precedenti di fortissime pacche sulle spalle.
Se ti addentri in Irlanda del Nord, anche se non conosci George Best, lo impari subito. Sembra di stare a Napoli sotto questo punto di vista: pitture, disegni, murales e statuette con sopra il volto di uno dei più stravaganti, bizzarri e forti calciatori di tutto il Regno Unito.
Belfast e le ferite del passato
Belfast è un luogo complicato, insomma, a cominciare da quella definizione che è sia un controsenso che una presa in giro: Muri della Pace , che suona come una forzatura qui in Irlanda del Nord, un paese ancora in guerra.
Le cose sono cambiate a distanza di 50 anni dal tragico evento di Troubles che ha visto circa 3500 morti dall’inizio del conflitto.
Dopo gli accordi del Venerdì Santo del 1998 le acque si sono decisamente placate, la città è ormai molto tranquilla ma allo stesso tempo molto vigile.
Il passato non viene dimenticato dagli abitanti di Belfast e ogni tanto scappa qualche attimo di tensione nei sobborghi della cittadina. Restano i muri, le spesse inferriate che proteggono dal lancio di molotov e bombe incendiarie le case al confine dei quartieri a rischio. Resta la consuetudine di chiudere, al tramonto, le decine di cancelli che si intervallano ai tanti muri alzati un po’ in tutta la capitale dell’Ulster. Noi di qua, voi di là. Ognuno con le sue paure, le sue vendette, le sue fobie.
Secondo i piani del governo i muri dovrebbero essere demoliti in questo 2023 ma in pochi davvero credono a questa iniziativa.
Per dire, oggi in tutta l’Irlanda del Nord sono 109 i muri, una ventina in più rispetto a quando si era ancora ufficialmente in guerra.
Il Derby di Belfast, il “Big Two”
Ma immergiamoci in uno dei derby più rissosi del Regno Unito che vede sfidarsi due compagini: Linfield e Glentoran.
Il Linfield è la squadra di calcio simbolo del potere unionista e in cui i cattolici non giocano per consuetudine. Insomma, la più odiata a Falls Road e nel resto d’Irlanda. «La squadra dei cattolici, il Belfast Celtic, è stata sciolta nel 1949 per motivi di sicurezza dopo che, nel giorno di Santo Stefano del 1948, i tifosi del Linfield invasero il campo e malmenarono i giocatori.
Un club che non esiste più
Il Belfast Celtic, maglia bianca e verde a righe orizzontali, era la squadra che fino a quel folle 26 dicembre 1948 aveva giocato tutti i derby del Boxing Day con il Linfield.
Quando il Linfield pareggiò la partita all’ultimo secondo, la collera dei tifosi fu trasmessa anche in campo.
Esattamente, i tifosi hanno invaso il terreno di gioco e hanno deciso di picchiare violentemente i propri calciatori.
Al povero Jimmy Jones, tra l’altro il miglior calciatore della squadra con 74 reti in una singola stagione, record ancora imbattuto in Irlanda del Nord, è andata la peggio. Nonostante fosse il punto cardine del club, i tifosi decisero di spezzargli una gamba. Lo presero talmente a calci che perse addirittura i sensi, una vera e propria tragedia.
Quella rissa era l’inizio della fine per il Celtic, che protestò contro la polizia, che rimase a guardare, e contro la Federazione che non prese provvedimenti. Terminarono il campionato e decisero che era arrivato il momenti di sciogliersi.
A celebrare loro e il loro passato, oggi resta solo un angolo di un centro commerciale, il Park Centre, costruito sul loro glorioso stadio, il Celtic Park. C’è una targa e un piccolo museo. Il resto sono storie, memorie e leggende tramandate di padre in figlio.
Tra questi, oggi, ci sono diversi tifosi del Glentoran, una squadra protestante come il Linfield che ha sempre avuto calciatori e tifosi cattolici.
Muore una squadra, se ne fa un’altra
Il Glentoran è una squadra inclusiva ma anche strana: ha un galletto come simbolo e un motto francese (“Le jeu avant tout”, cioè “Il gioco prima di tutto”).
Grande tradizione (nati nel 1882), anima operaia, mai retrocessa (come solo Linfield e Cliftonville), grande pubblico trasversale. La squadra perfetta per ricreare una rivalità con l’aristocratico Linfield e portare avanti il rituale del derby di Santo Stefano. E così fu.
Una rivalità folle
A distanza di anni sono ancora lì, entrambe, coi tifosi che si agguantano come se fosse il primo derby della storia.
Tragicomico è l’accaduto che avvenne al di fuori dello stadio del Linfield a Windsor Park; sono arrivati addirittura i carri armati per incutere timore alle tifoserie e assistere ad un derby più tranquillo rispetto ai precedenti.
Nel filmato che mostra gli scontri durante la finale di Irish Cup del 1983 tra Linfield e Glentoran si vede l’accanimento di un gruppo ultrà verso un tifoso buttato a terra e preso a calci da quattro, cinque persone, una delle quali ha un bastone.
All’improvviso al vertice sinistro di una delle due aree compare il corpo di un altro uomo in tuta nera che pare esanime, portato via a braccia, con fatica, da altri due.
Due anni dopo in un’altra finale di coppa, il Glentoran pensò bene di portare un galletto vero a bordo campo, accompagnato da un maiale a cui era stata disegnata addosso una maglia blu, il colore del Linfield. Non c’erano tori, ma quella partita diventò una corrida vinta 2-1 dal Linfield.
Ma il punto più basso fu decisamente nel 1998 in un giorno che viene denominato “Irish League Day of shame”
In quel giorno scoppiarono contemporaneamente due enormi risse in campo nei derby Glentoran-Linfield e Crusaders-Cliftonville. Una giornata che ha fatto registrare anche un folle record a Kirk Hunter, il giocatore ritenuto il più scorretto della storia della Lega. L’attaccante, infatti, è stato espulso dopo un minuto dall’ingresso in campo per una raffica di pugni a un avversario: in quei 60 secondi Hunter, sostituto dei Crusaders, non toccò mai la palla.
The “Morgan Day”
La storia più incredibile di questo derby infinito è anche relativamente recente, e come tutti i giorni speciali ha un nome tutto suo: “Morgan Day”. Un nome che prende spunto dal calciatore che segnò il gol decisivo, la partita e anche l’intero campionato 2004-2005.
Chris Morgan era stato silurato l’estate precedente dal Linfield e si era accasato con i rivali del Glentoran, voluto dall’allenatore Roy Coyle. Nomi che qui vogliono dire poco, ma in realtà Coyle è stato uno degli allenatori più vincenti della storia del calcio nordirlandese, nonché manager del Linfield per 15 anni.
Morgan invece, era stato il centravanti del Linfield per sei anni, dal 1998 al 2004. Con Coyle in panchina, Morgan segna nel recupero il gol del 3-2 che permette al Glentoran di superare i rivali e infine vincere il campionato con due punti di vantaggio, proprio quelli guadagnati nel “Morgan Day”.
Lui, a distanza di tempo, ricorda con gioia quei momenti, ma anche la paura di ordinare un semplice panino per strada: se veniva riconosciuto dai tifosi del Linfield partivano insulti di ogni tipo.
Insomma, il Big Two Derby resiste, sebbene schiacciato dalla Premier League.
La federazione cerca sempre di incastrare partite anche in settimana, altrimenti nessuno si guardarebbe le partite della lega.
L’unica partita che conta ancora è il Big Two, soprattutto quello del 26 dicembre, sempre record d’incassi e presenze stagionale.