Napoli: sei da 9!
La stagione di una squadra non può essere valutata in base al solo posizionamento in classifica o in coppa. Tanti altri parametri vanno tenuti in considerazione per elaborare un giudizio il più razionale possibile: la valorizzazione dei giovani, la qualità del gioco e la crescita della rosa (sia da un punto vista tecnico che economico).
Obbiettivi “formali” e “in senso lato”:
Non sempre si riesce a raggiungere un perfetto connubio tra obbiettivi “formali”, cioè la posizione sperata in classifica o in coppa, e obbiettivi in senso lato, vale a dire i parametri precedentemente elencati. Si pensi all’Arsenal, spodestata dal primo posto in classifica dopo mesi di incontrastato dominio. Nel corso di questi mesi i Gunners hanno alzato l’asticella, spostando il proprio obbiettivo dal quarto posto alla vittoria della Premier League, salvo poi subire la rimonta del Manchester City: de facto gli obbiettivi “formali” non sono stati raggiunti. D’altro canto sarebbe assurdo valutare negativamente la stagione dell’Arsenal (ma anche di analoghe “perdenti” come Borussia Dortmund e Porto), questo perché la qualità del gioco e la crescita della rosa (dunque gli obbiettivi in senso lato) hanno prevalso sul freddo posizionamento in classifica.
Va detto che non c’è un rapporto dicotomico tra i due taguardi, anzi, la crescita tecnico-tattica è indispensabile per scalare la classifica, pur non garantendo “scientificamente” la vittoria: è condizione necessaria ma non sufficiente. C’è una squadra che più di altre ce lo dimostra: il Napoli, vincitore dello Scudetto.
Vincere crescendo e crescere vincendo: il caso partenopeo
Ai nastri di partenza i partenopei non si presentavano come la squadra favorita per la vittoria del campionato. Il calciomercato di Roma e Juventus era esaltato a scapito di quello partenopeo. Allo stesso modo Milan e Inter erano considerate non solo le compagini più forti tecnicamente, ma anche le più solide mentalmente. I fatti hanno prontamente smentito queste considerazioni, a dire il vero non del tutto prive di fondamento logico. In effetti il Napoli delle ultime stagioni aveva sempre palesato dei limiti anzitutto mentali. Ogni partita decisiva evolveva in una disfatta per i Partenopei, si pensi alla sconfitta per 1-1 contro il Verona nel 2021, per non ritornare al 3-0 di Firenze nel 2018 e al “dramma Ancelotti”.
Se una squadra abituata a crollare quando il gioco si fa duro riesce a vincere, per non dire dominare, il campionato, allora o non ha incontrato degne avversarie sul suo cammino o ha cambiato radicalmente mentalità. Nella valutazione non può non incidere la qualità delle avversarie superate, sia pur con un distacco immenso (+16 punti): Roma, Juventus, Lazio, Atalanta, Milan e Inter non hanno mai mantenuto il passo del Napoli, soprattutto per colpa della loro discontinuità.
La sintesi dialettica tra Sarri e Spalletti:
D’altra parte competere contro questo Napoli, pur mantenendo una discreta continuità, sarebbe stata comunque un’impresa ostica: negli ultimi sette anni di Serie A la qualità di gioco degli Azzurri non ha avuto eguali per completezza, valorizzazione della tecnica individuale, concretezza e coerenza. Spalletti ha attuato una vera e propria sintesi dialettica del gioco di Sarri. S il secondo mandava in campo un Napoli molto più “orizzontale” e “leggero”, il primo ha aggiunto verticalità e fisicità alla rosa campana, pur conservando la tendenza a dominare il gioco: l’anima “sarriana” è rappresentata da Lobotka, pura tecnica, l’innovazione “spallettiana” da Anguissa, che lo completa per fisicità.
Salvo il finale di stagione, i Partenopei hanno sempre dominato l’avversaria, demolendola più volte a suon di reti: si pensi al 5-1 contro la Juventus o o lo 0-4 contro il Torino. Proprio per questo si può sorvolare sull’uscita prematura dalla Coppa Italia (agli ottavi contro la Cremonese). La Coppa Italia era l’ultimo degli obbiettivi per i campani, che non solo l’avevano già vinta pochi anni fa, ma che erano in corsa per obbiettivi decisamente più importanti: vincere lo Scudetto, impresa straordinaria per una squadra “non-strisciata”, ma anche figurare bene in Europa.
La campagna europea del Napoli: seconda solo a quella dell’Inter
La Champions League del Napoli non solo è soddisfacente, ma tra le italiane è seconda solo a quella dell’Inter. Gli Azzurri hanno dominato il loro raggruppamento, concedendosi soddisfazioni come il tris rifilato ai Rangers, i 10 gol segnati in 180 minuti contro l’Ajax e la vittoria sul Liverpool. Nella fase a gironi il Napoli è la squadra (tra le 32) che ha offerto il calcio esteticamente più gradevole. Agli ottavi di finale l’Eintracht Francoforte, inferiore tatticamente e tecnicamente, viene piegato senza difficoltà. Ai quarti il Napoli esce contro il Milan, dominando sia la gara d’andata che quella di ritorno. I Partenopei hanno perso nel doppio scontro non solo per propri demeriti, si pensi alla sterilità offensiva, ma anche grazie ad episodi piuttosto estemporanei come lo scivolone di Ndombélé. Inoltre, considerando che i partenopei hanno mantenuto un ritmo costante sia in coppa che in campionato (a differenza di Milan e Inter), è impossibile non essere soddisfatti del percorso europeo degli Azzurri.
Un calciomercato da lode: tanta sostanza, poche roboanze
Per non parlare del valore della rosa, accresciuto proprio in virtù di quella proposta offensiva e moderna, che ha permesso di valorizzare giocatori tecnici come Kvaratskhelia, Mario Rui e Lobotka. In questo senso non si può non riconoscere l’ottimo lavoro operato da Giuntoli e De Laurentiis in fase di mercato. Nessun acquisto roboante, solo nomi semisconosciuti ma non per questo poco validi: Minjae, tra i migliori difensori del campionato, Kvaratskhelia, MVP della Serie A , e Simeone , che ha segnato gol decisivi come quelli contro Liverpool e Roma. I Partenopei hanno acquistato oro al prezzo di bigiotteria, palesando a tutti il reale valore dei propri innesti tramite una proposta accattivante: dominare il campionato è solo la più logica delle conseguenze. A questo si aggiunge anche una crescita presente (ma soprattutto futura) da un punto di vista economico.
Il Napoli ci insegna come la pianificazione e le idee siano fondamentali nel calcio moderno: da un calciomercato futuribile, passando per una proposta moderna ed esteticamente gradevole. Il Napoli non solo ha vinto la Serie A, ma anche i cuori di chi da anni non sopportava più la becera retorica del “risultatismo”: conta solo il risultato, è vero, ma come ci si arriva al risultato? La strada indicata da Spalletti è o non è la più efficace per vincere? Il voto per il Napoli non può che essere un 9.