Cremonese: sei da 6-!
Mai come in questa stagione le grandi squadre hanno perso così tanti punti. Eccezion fatta per il Napoli, nessuna compagine appartenente alla parte sinistra di classifica è riuscita a superare quota 75 punti: nelle passate stagioni almeno tre squadre varcavano questo limite. La tendenza da parte delle “grandi” a vincere sempre meno trova ragion d’essere sia nella discontinuità delle suddette sia nella crescita delle “piccole” compagini. È indubitabile che la maggioranza delle squadre, attualmente occupanti la parte destra di classifica, proponga un calcio più moderno rispetto a quello delle analoghe nelle stagioni passate. Per “calcio moderno” non si intende necessariamente una proposta votata al gioco di possesso, quanto più un’ossatura tattica che permetta di esaltare al massimo le caratteristiche dei calciatori a disposizione. Questa sovrastruttura viene accompagnata da un atteggiamento propositivo, il che si traduce nel non accontentarsi di un pareggio contro una big o di una vittoria striminzita contro una squadra di pari livello.
Che valore aggiunto può dare una neopromossa?
Per questo la stagione di una “piccola” non può essere valutata solamente in base alla posizione raggiunta in campionato e in coppa. Bisogna considerare anche il valore che quest’ultima ha aggiunto al campionato: i giocatori (soprattutto giovani) lanciati, ma anche la capacità di intrattenere gli spettatori neutrali con una proposta accattivante. Una squadra che si accontenta di segnare un gol (o di non segnare affatto), difendendo per tutto il resto della partita, ha aggiunto poco o nulla in termini di spettacolo, indipendentemente dal fatto che si sia salvata o meno. In linea generale questo principio va applicato anche alle squadre di vertice, ma parametri come la qualità della proposta hanno un peso decisamente maggiore per le parte bassa di classifica. Se una “grande” può intrattenere il pubblico e conquistare i propri obbiettivi grazie alle giocate dei singoli, generalmente le “piccole” hanno poca tecnica a disposizione, dunque devono avere un’organizzazione tale da esaltare i loro giocatori più di quanto valgano realmente.
L’inesperienza, il più grande limite dei Grigiorossi
Posto che non necessariamente la stagione di una squadra retrocessa deve essere valutata negativamente, si riesce a giudicare con più oggettività il percorso della Cremonese. Ai nastri di partenza i Grigiorossi si presentavano come la prima candidata per la retrocessione. Questo giudizio trova ragion d’essere non tanto nell’inferiorità tecnica, sì presente ma non così netta rispetto a squadre come lo Spezia, quanto più nell’inesperienza del gruppo. La stagione 2022/23 era la prima in Serie A dopo 54 anni, per cui una retrocessione immediata era, se non inevitabile, quanto meno comprensibile. Sotto questo punto di vista, quel che si può criticare alla dirigenza grigiorossa sono determinate scelte, o meglio mancate scelte, in fase di mercato: perché se è vero che, in pieno “stile Corvino”, sono stati acquistati giocatori giovani e intriganti come Vàsquez, Lochoshvili e Quagliata, è altrettanto vero che a questo talento acerbo non è stata accompagnata l’esperienza di calciatori abituati a lottare per non retrocedere.
Un calciomercato luci e ombre… un po’ come il campionato
Insomma, il calciomercato estivo ha sì migliorato la rosa lombarda, ma al tempo stesso non ha colmato tutte le lacune di una squadra già molto indietro rispetto alla sue competitors: su tutte l’esperienza, ma anche l’assenza di un trequartista e di un centrocampista di livello. A gennaio si è provato a rimediare con l’acquisto (in prestito) di Galdames, che ha inevitabilmente accresciuto la qualità del gioco e il tasso tecnico della Cremonese. Per citare Ballardini:
“Galdames è un ragazzo che ha il gioco del calcio nel sangue. Lui sa sempre dove si deve posizionare, sa sempre cosa deve fare. La sua è una qualità innata”.
D’altra parte però, i lombardi si sono privati di 8 giocatori, tra i quali Zanimacchia, Baez, Ascacibar ed Hendry. Sembrava quasi che la banda, in quel momento allenata da Alvini, si fosse già rassegnata all’idea di dover retrocedere a fine anno.
Le due facce della Cremonese in Serie A
In effetti il campionato della Cremonese può essere diviso in due capitoli, l’uno l’antitesi dell’altro. Nella prima parte di stagione i Grigiorossi hanno palesato tutta la loro inesperienza, raccogliendo veramente pochi punti ed offrendo prestazioni poco convincenti. Fino al 28 Febbraio (cioè la gara contro la Roma), la squadra dello Zini non aveva ancora vinto in Serie A, sprofondando all’ultimo posto in classifica con un certo distacco dalla Samp 19esima. Un mese prima del trionfo sui Giallorossi, la sconfitta interna contro il Monza aveva sancito l’esonero di Alvini e l’inserimento in corsa di Ballardini. Dopo un fisiologico periodo di adattamento e il deludente calciomercato invernale, la nuova guida tecnica ha collezionato cinque vittorie, cinque pareggi e diverse sconfitte meritevoli di pareggio: in particolare le sfide contro Lazio e Sassuolo. Un campionato luci e ombre, a cui difficilmente si può dare una sufficienza né tanto meno una grave insufficienza. La matematica retrocessione è arrivata solo alla 36esima giornata.
La proposta dei Grigiorossi, da Alvini a Ballardini…
Insomma, nel girone di ritorno la Cremonese non solo ha cominciato a macinare punti con più rapidità rispetto alle rivali Verona e Spezia, ma lo ha anche fatto offrendo delle prestazioni quanto meno apprezzabili. Sia chiaro, la banda di Ballardini non emerge per la bellezza estetica del suo gioco. Parliamo di una squadra che predilige la fase difensiva e la ripartenza; paradossalmente, tra i due tecnici, è Alvini ad aver proposto il calcio più offensivo. D’altro canto un’impostazione prettamente contropiedista, perlomeno in linea teorica, pare essere la più adatta per una squadra come la Cremonese. Pensiamo a giocatori come Okereke e Afena, dei velocisti puri.
La Coppa Italia, un successo inaspettato
Questa stagione il cavallo di battaglia della Cremonese è stata senz’altro la Coppa Italia. I Grigiorossi hanno conquistato le semifinali eliminando Ternana, Modena, Napoli e Roma. I lombardi vengono eliminati da una Fiorentina altrettanto entusiasta, ma chiaramente superiore sia nel gioco che nelle individualità. E chi dirà che le vittorie su Napoli e Roma sono state episodiche, non riesce a riconoscere il valore di due prestazioni quasi perfette, difensivamente parlando.
La valorizzazione dei giocatori e conclusioni finali
Se poi consideriamo anche la valorizzazione dei giocatori, eccezion fatta per Afen Gyan e Radu, tutti gli altri giovani acquistati hanno espresso il loro talento: Carnesecchi, Tsadjout, Valeri, Vàsquez, Aiwu e Lochoshvili saranno senz’altro ricercati dalle squadre di metà classifica del nostro campionato. Peccato che non si emerso un vero e proprio talento “made in Cremonese”.
Insomma, considerato che il materiale a disposizione di Alvini prima, e Ballardini poi, non era al livello delle altre 19 compagne di tabellone sia per tecnica che per esperienza; considerato l’ottimo percorso in Coppa Italia e la crescita della seconda parte di campionato; considerata la valorizzazione di buona parte della rosa, il voto più giusto è un 6-. A scuola il 6- è un voto che sa di rimando, piuttosto che di bocciatura, proprio come il mio giudizio sul campionato dei Grigiorossi: non si tratta di una stagione fallimentare in toto, seppur negativa; per questo spero che la Cremonese possa risalire in Serie A e, con un po’ più di esperienza ed un calciomercato più equilibrato (tra giovani ed esperti), “recuperare” il voto assegnato quest’anno.
Fonte immagine: 90min