Serie A, l’ad De Siervo: “La Champions League ha reso meno popolare il calcio italiano”

Durante il Social Football Summit di Torino, l’amministratore delegato della Serie A Luigi De Siervo ha lasciato alcune dichiarazioni. Ecco le parole riportate dal sito di Gianluca Di Marzio.

L’amministratore delegato ha toccato molti punti tra cui il ruolo sempre più marginale dell’ECA, associazione club europei: “Le squadre che governavano il calcio erano in 14, oggi sono 20 le squadre che guidano l’ex ECA, ma sono l’elemento che serve a fifa e uefa per dimostrare che condividono un progetto fatto dalle squadre”. 

Serie A, le parole di De Siervo

Rischiamo di diventare le prequalifiche della Formula 1 o dei grandi tornei di tennis. Il prodotto che si sta sviluppando sempre di più è il prodotto premium di FIFA e UEFA”, ha esordito.

Poi, ha continuato: “È la Champions League ad aver reso meno popolare il nostro campionato all’estero. Pensate all’Inghilterra: la fantomatica Premier League ha dovuto mettere sul mercato il 35% delle gare in più, e il costo di ciascuna partita è diminuito del 21%. La crisi perciò riguarda tutti i campionanti, non solo la Serie A. Quello che può fare la Lega Serie A è cercare di sensibilizzare FIFA e UEFA per bloccare questo fenomeno, altrimenti rischiamo di distruggere il tessuto di queste squadre”.

Sul gap con gli altri campionati: “Dobbiamo avere chiaro che questa distanza di valore nel tempo crea parte sinistra e destra della classifica, ma si rischia anche di avere partite che finiscono tanto a poco. La Francia è stata la prima lega investita da questo tsunami, noi siamo i prossimi, abbiamo un sistema che ci tutela a poco nei diritti televisivi. Nel momento in cui perdi controllo non puoi riprenderlo. Riusciamo a rimanere un riferimento per il pubblico solo mantenendo un livello alto”.

Serie A, l’amministratore delegato sulla nazionale: “È più conveniente comprare un giocatore talentuoso che formarlo”

Sull’ECA, ha continuato: “Quando sono stato all’assemblea ECA ho scoperto che il paese che contribuisce maggiormente all’ECA come numero di squadre è l’Italia. La differenza tra ECA e leghe è che noi rappresentiamo un elemento di democraticità del sistema. I voti in assemblea lega Serie A sono 20, maggioranza squadre piccole medio piccole, non possiamo ragionare con la polarizzazione verso l’alto. Ha l’obiettivo di aumentare i soldi distribuiti alle partecipanti a questi tornei. La trasformazione della Champions League è avvenuta quando è apparso il tema della Superlega: ha strappato quel sistema prevenente e ha creato un modello che comunque portava guadagni alle squadre più importanti”.

Sui presidenti: “Non ci sono più i presidenti di una volta che con un assegno coprivano le perdite, oggi ci sono strutture che cercano di avere un punto di equilibrio. Otteniamo meno soldi dai diritti televisivi di quanti ne vengono spesi per calciatori e procuratori, porta tutti gli anni il nostro calcio ad alzare l’indebitamento. Facciamo fatica a programmarci, ci mancano le risorse per gli investimenti. Se non riusciamo a garantire risorse con continuità non saremo in grado di programmare il nostro futuro”.

Infine, sulla nazionale: “La mediocrità latente tocca anche la nazionale: i soldi che mancano vengono tolti allo sviluppo delle strutture e del vivaio. Oggi è più conveniente comprare un giocatore talentuoso che formarlo”.

 

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