Durante il Festival dello Sport di Trento Zinedine Zidane ha concesso una lunga intervista dove ha toccato vari argomenti: ecco le sue parole.
Sul futuro
“Sicuro tornerò ad allenare. Io alla Juventus? Non so perché non sia successo. Ce l’ho sempre nel cuore, perché mi ha dato tanto. In futuro non lo so, un mio obiettivo è allenare la nazionale francese. Vedremo”.
Le sue origini
“Come tutti i bambini ho imparato ad amare il calcio per strada. 45 anni fa a Marsiglia giocavo sempre con il pallone, ero appassionato di questo. Tifavo proprio Marsiglia. I miei genitori sono dell’Algeria, si sono trasferiti in Francia per lavorare ma in quell’epoca era difficile. Io sono contento dei miei figli, perché sono rispettose e questa per me è la cosa più importante”.
Differenze tra calcio moderno e quello del passato
“Penso che rispetto al passato oggi mi manca qualcosa. Quando vedo le partite voglio vedere un gioco più offensivo, è vero che mi manca un po’ il calcio del passato”.
Zidane: “Ho imparato tanto da Lippi, Ancelotti un amico”
Esperienza alla Juventus e Del Piero
“Gli anni lì sono stati bellissimi. Sono arrivato dalla Francia, in cui il calcio era bello ma non come alla Juve. A Torino ho sentito che bisognava solo vincere, sempre. Sia in casa che in trasferta. La cosa che mi è rimasta maggiormente dell’avvocato Agnelli è che quando giocavo bene mi chiamava alle 6 del mattino per farmi i complimenti. Lui era un signore, si vedeva che era un appassionato di calcio. Del Piero era bravissimo, uno dei giocatori più forti in Italia. Ho avuto la fortuna di giocare 4-5 anni con lui e con tanti altri. Avevamo veramente una bella squadra, ma Del Piero aveva qualcosa di particolare. La Champions è complicata da vincere. Noi siamo arrivati due volte in finale perdendo, non so a cosa fosse dovuto. Dipende anche dalla società, da quello che si vuole fare: per vincere la Champions ci vuole tanto”.
Sul ritiro
“Io lo avevo scelto, era quello che volevo fare. Quello che non mi piaceva più erano le trasferte, gli alberghi e tutto quello che stava attorno. Quando hai 20 anni va bene, ma quando sei grande diventa ingestibile. Avrei potuto giocare altri 2-3 anni”.
Sulla scelta di diventare allenatore
“Quando ho smesso ho cambiato la mia vita. Dopo tre anni non sapevo cosa fare, ho provato tante cose fin quando non mi sono iscritto al corso da allenatore. Tra tutti gli allenatori che ho avuto, quello da cui ho imparato di più è stato Lippi: è stato molto importante, perché quando sono arrivato in Italia all’inizio era difficile per me ma lui ha sempre creduto in me. Ancelotti l’ho prima avuto da mister, poi sono diventato il suo vice: lui è un amico, è stato importante per la mia carriera. Era un bravo allenatore, perché ascoltava noi giocatori”.
Zidane: “L’importante per un allenatore è trasmettere qualcosa ai giocatori”
Le qualità che deve avere un allenatore
“Deve essere appassionato al calcio, in maniera forte. Non solo chi vince è bravo, ci sono bravi allenatori che non possono vincere. La cosa più importante per me è trasmettere qualcosa ai giocatori. Quando sei appassionato, allora trasmetti qualcosa ai giocatori”.